Vino spumante di qualità
Vitigno: Erbaluce
Allevamento: Pergola
Rese per ettaro: 100 q
Produzione annua di bottiglie: 30.000
Raccolta: Prima settimana di settembre
Vinificazione: Rapida pressatura delle uve ed importante selezione dei mosti con avvio della fermentazione alcolica a temperatura controllata
Affinamento: 6 mesi sui lieviti con frequenti rimontaggi
Imbottigliamento: Tappo tecnico in sughero
Alcol: 12,5 % Vol
Acidità totale: 6,5 g/L
pH: 3,2
Residuo zuccherino: Brut
Canavese DOC Spumante “Serra Blu”
Caratteristiche in degustazione
Colore: Brillante giallo paglierino
Olfatto: Fresco, sentori di fiori bianchi come sambuco e camomilla e fruttati di pera Wilson
Gusto: Un grande equilibrio tra freschezza e sapidità proprie dell’Erbaluce con la morbidezza dello stile
Abbinamenti gastronomici: E’ un vino che richiede leggerezza al palato quindi focaccia di Genova appena uscita dal forno
Abbinamenti naturalistici: Il sentiero escursionistico che da Rio Maggiore va a Manarola tra i vigneti (SP)
Caratteristiche in degustazione
Colore: Brillante giallo paglierino
Olfatto: Fresco, sentori di fiori bianchi come sambuco e camomilla e fruttati di pera Wilson
Gusto: Un grande equilibrio tra freschezza e sapidità proprie dell’Erbaluce con la morbidezza dello stile
Abbinamenti gastronomici: E’ un vino che richiede leggerezza al palato quindi focaccia di Genova appena uscita dal forno
Abbinamenti naturalistici: Il sentiero escursionistico che da Rio Maggiore va a Manarola tra i vigneti (SP)
Il metodo Martinotti
Chi era Federico Martinotti? Enologo piemontese, inventore del metodo di spumantizazione in grandi contenitori, Federico Martinotti era un piemontese di vecchio stampo, di onestà scrupolosa, contribuì efficacemente al progresso del enologia italiana; svolgendo numerose sperimentazioni in tutti i campi di essa. Laureato in chimica e farmacia nel 1887 all’Università di Torino, Assistente prima e Vicedirettore poi della Stazione Agraria di Torino, Fu nominato nel 1900 a seguito di concorso Direttore della Reale Stazione di Enologia di Asti. Le sue idee e sperimentazioni spaziarono nell’ambito di tutta la tecnologia connessa all’enologia e alla viticoltura.
Il metodo prevede una seconda fermentazione del vino in grandi contenitori pressurizzati, chiamati autoclavi. Ciò permette di ottenere vini con caratteristiche note fruttate ed ha trovato larga diffusione, in quanto più idoneo alla produzione di “bollicine” utilizzando diversi vitigni. Infatti la lunga sosta su lievito, tipica del metodo classico, nuocerebbe all’espressione del profumo dei vini derivati dai vitigni. Il metodo Martinotti ottiene colori più tenui, paglierini con vene verdoline, sapori più freschi e meno strutturati, profumi fruttati, a tratti esotici.